venerdì 2 febbraio 2018

SIAMO TUTTI DIVERSI




L’intervento di Teresa Forcades al Ciclo di Teologia della donna organizzato a Reggio Emilia
 
Paolo Cugini

Giovedì primo febbraio si è svolto presso l’hotel Astoria di Reggio Emilia il secondo dei quattro incontri del ciclo: “Teologia delle donne”, organizzato dalle amiche del gruppo di cristiani LGBT della stessa città. A prendere la parola, in una sala davvero gremita di gente, segno di un bisogno grande di ascoltare parole nuove e diverse sul tema della sessualità e della diversità, è stata la teologa spagnola suor Teresa Frocades. La serata è stata una boccata di aria fresca, anche perché questa suora benedettina non ci ha parlato di ascesi o di castità, ma di sessualità in un modo nuovo, proponendo una visone antropologica nella quale tutti e tutte si sentano accolti. Teresa Forcades è una monaca benedettina di origine catalana. E’ medico (ha studiato negli Stati Uniti), teologa (dottorato a Barcellona e a Berlino); si interessa di psicoanalisi e di femminismo.

 Che cosa ci ha comunicato durante la serata? La sete di verità di una donna innamorata del Signore e della sua Parola, una donna dotata di un’intelligenza straordinaria, che comunica i risultati delle sue ricerche con molta semplicità e umiltà. I punti del suo intervento sono stati sostanzialmente due. Nel primo Teresa ci ha aiutato ad entrare nel mistero della sessualità umana, sforzandosi di mettere da parte le teorie e le teologie, per concentrarsi sulla realtà. Ebbene, nella realtà non esiste solamente una struttura binaria della sessualità – maschio e femmina -, ma ogni tanto si presentano persone che non rientrano in questo schema. Forcades ci ha mostrato che, sino ad ora, sia la medicina che la teologia hanno sempre fatto di tutto per fare in modo che ciò che si presentava come minoranza sessuale, fosse esclusa, repressa, modificata per mantenere inalterata la teoria della presenza binaria della sessualità. Per quale motivo? La struttura binaria della sessualità è retaggio della cultura patriarcale, che indica la supremazia dell’uomo sulla donna, esigendone la sottomissione. Sono dinamiche di potere che esigono delle prese di posizione antropologiche e teologiche. Ascoltando la realtà ci si rende conto che, quando si tratta di persone e non di cose, il criterio della maggioranza non serve più, anzi è nocivo. “Occorre un’antropologia teologica – ha ribadito la Forcades -  per la maggioranza o per tutti? Per tutti. E’ la teoria che deve adattarsi alla all’esperienza. Basta una persona per provocare il cambiamento della teoria. Non è la quantità l’importanza”.

Come ci ricorda papa Francesco nell’Evangeli Gaudium, la realtà è più importante dell’idea e la precede. Teresa Frocades ha applicato questo principio alla sessualità umana, per farci comprendere che le teorie sessuofobe e omofobe, nascono da un non ascolto della realtà, dall'ottusità di voler rivestire la realtà con la camicia di forza delle proprie ideologie per giustificare una specifica visione del mondo oppressiva, in cui il più forte domina sul più debole (struttura binaria sociale e politica). I casi concreti narrati da Teresa durante l’incontro, avevano l’intento di mostrare come la natura si ribella tutte le volte che non la rispettiamo e non l’ascoltiamo, tutte le volte che la imprigioniamo nei nostri schemi ideologici.
La prospettiva binaria della cultura Occidentale non riesce a descrivere la realtà e, di conseguenza, occorre fare lo sforzo di ripensare la teoria per renderla il più umana possibile. E’ in questa direzione che si è mossa Teresa Forcades nella seconda parte della serata, approfondendo il cuore dell’antropologia cristiana che vede l’uomo e la donna creati ad immagine di Dio. Che cosa significa questa immagine? Se Il tempo e lo spazio sono elementi fondanti della struttura umana, così come ci ha insegnato Kant, elementi che non si trovano in Dio, come si fa a pensare che siamo ad immagine di Dio se Dio non ha tempo, spazio, sesso? Se l’antropologia binaria creata dalla cultura patriarcale ha incentivato la proposta della complementarietà identificando la libertà con la mascolinità e l’amorevolezza con la femminilità, con tutte le conseguenze negative di un’impostazione infelice come questa, l’antropologia attenta alla realtà deve guardar altrove per cercare ispirazione. Teresa Forcades ha trovato nel mistero della Trinità, che ha studiato per anni per la realizzazione del suo dottorato in teologia, il punto di riferimento per la sua nuova impostazione antropologica. L’amore trinitario non ha nulla a che vedere con la complementarietà. “Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono tre persone distinte: questo è il centro del pensiero trinitario nella storia. Sono differenti, ma non nel senso di uno che completa l’altro”.
Amare, in questa prospettiva trinitaria, non significa andare alla ricerca di qualcosa che ci manca e quindi ci completa. Dio non ci ama perché ne ha bisogno, per completarsi: la gratuità è centrale nell’amore trinitario e nel cristianesimo in generale. Per comprendere meglio il senso dell’amore trinitario Forcades fa appello ad un termine teologico: pericoresi, che significa fare spazio intorno. L’amore trinitario, come amore pericoretico, produce spazio intorno alle persone. In questa prospettiva, è comprensibile come l’amore autentico non solo esige, ma produce libertà per la persona amata. “Percepisco che qualcuno mi ama quando sento che nella relazione, accanto a quella persona, lo spazio attorno a me si amplia. In questo tipo di relazione posso anche essere me stessa in qualcosa che ancora non so di me, si schiude uno spazio nuovo attorno a me in cui oso entrare. Questo spazio è la migliore definizione dell’amore”.

Amare significa fare spazio all’altro in modo tale da permettergli di essere ciò che deve essere. Tutte le volte che la relazione si chiude nella complementarietà duale, rischia di collassare. La dinamica della pericoresi garantisce all’amore un dinamismo creativo. In questa prospettiva antropologica, come si capisce, non c’è più spazio per il dominio di una parte sull’altra e la successiva richiesta di sottomissione. L’amore esige libertà, spazio. “Dio non ha complementarietà – ha concluso Teresa Forcades -, ma reciprocità, verità, fuoco. E allora, quando due persone si amano con impegno, non può essere la differenza sessuale ad ostacolare questo amore”.


Il numeroso pubblico presente alla serata sarebbe rimasto ancora a lungo ad ascoltare le profondi riflessioni di questa suora speciale. Il desiderio, è comunque di continuare la riflessione affinché le idee condivise possano col tempo modificare le pratiche violente in atteggiamenti amorevoli e di pace. 








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